giovedì 20 marzo 2014

Ventidomande ad Erika

Avevo in mente di utilizzare questo blog anche per dare visibilità ai miei allievi per un tot di motivi. Primo perchè fa parte della mia idea di condivisione: mi piace condividere idee, raccontare come nascono, come vengono sviluppate e magari qualcuno leggendo una di queste interviste può prendere ispirazione per un proprio lavoro. Chissà.
Secondo perchè sono convinto che nella testa di chi si avvicina alla fotografia o la frequenta da un po' ci sia un mondo interessantissimo da scoprire. 
Terzo per dimostrare al mondo che sono un uomo fortunato perchè ai miei corsi c'è tutta gente più fuori di testa di me che quasi mi fa passare per una persona seria. 



Erika - self portrait

Inizio con Erika. Che da adesso in poi sarà Eka. 
Ho conosciuto Eka un trilione di anni fa ed era piuttosto popolare per essere una rompipalle, per essere fan dell'unico personaggio brutto e inutile di Harry Potter (Ron!? ma dai, vergogna...) e per fare delle foto in cui la nostra bella e sorridente compagnia di amici veniva rappresentata con le stesse proporzioni di Guernica. 
Ma un filo peggio. 


Oggi invece Eka è chiamata di qua e di là per fare ritratti, amici e conoscenti di Facebook le riconoscono la sua bravura, ha esposto le proprie foto, ha vinto dei concorsi ... insomma, è rimasta rompipalle e fan di Ron Weasley ma non è che si possa cambiare tutto nella vita....

Eka ha uno stile riconoscibile e nelle sue foto convive uno strano miscuglio di paura e coraggio. Coraggio nell'affrontare temi che sente suoi e nel ricercare stimoli davvero poco convenzionali, paura nell'osare almeno un po' di più con tutto quello che è "osabile" in fotografia: luce, tagli, prendo-la-macchina-e-la-butto-nel-camino-acceso e così via. Lo noto io perchè sono un eterno inquieto e insoddisfatto di me ma forse è proprio questo che la rende riconoscibile. 

Ecco Eka (iniziare con un'allitterazione così, e quando mai mi ricapita).

D. Chi sei senza macchina fotografica? Descriviti un po’ raccontando chi sei nel modo che ti pare (versi e segni potrebbero non essere comprensibili ma hai la libertà di farlo)

R. Ciao a tutti, mi chiamo Erika, ho 27 anni e odio descrivermi! Sono nata in una cittadina che fa provincia  ma non sembra, nel mezzo del nulla ad un’ora da Torino:  Biella ribattezzata da me Mordor, la terra di Sauron (dal Signore degli Anelli). Sono una persona a cui piacciono l’organizzazione e la puntualità, sono un tipo introverso  che però ama stare in mezzo alle persone in molte e differenti circostanze, sono piena di paure e mi preoccupo sempre per tutto e tutti e… non mi piace la sacher.

D. Come, quando e perchè ti sei avvicinata alla fotografia?


R. Credo di aver sempre fatto foto. Quando andavo in gita con la scuola, anche da bambina, ero l’unica che aveva sempre dietro la macchina fotografica. In modo più serio, da circa due anni.

D. E adesso a che punto sei?

R. Non sono una professionista, ma è il mio grande sogno e obiettivo. Scatto foto di temi che sento miei, faccio foto ai miei amici e a chi me le richiede. Mi piacerebbe imparare qualcosa di più sulla post produzione.

D. Chi sei con la macchina fotografica?

Quando ho la macchina fotografica pronta per scattare, sono decisamente più rilassata. Mi sento un po’ un super eroe , con i super poteri, che salva tutti, ma tiene la maschera. Quindi posso essere davvero me senza dover dare troppe spiegazioni. Ignorando anche il mal di schiena, eh…

D. Prova a dire in 3 parole cosa è per te la fotografia.

R. Bello leggere questa domanda e avere il vuoto totale. Non saprei, la fotografia per me è un'arte che aiuta a conservare i momenti, se penso al tipo di foto che faccio io, se penso al reportage di documentare i momenti. Mi piace scrivere cose ovvie.

D. Che genere ti piace di più fotografare? Come mai?


R. Io amo i ritratti soprattutto se viso o mezzo busto. Non so, trovo che sia troppo facile fotografare i paesaggi che sono già belli. Invece, quando una persona che fisicamente non si piace, mi ringrazia perché acquisisce un po’ di autostima vedendo un suo scatto mi fa sentire meglio.

D. Come nasce una tua idea?

R. Di solito da quello che provo io in un certo momento, ci penso e ci ripenso. Penso alla persona che vorrei nello scatto e all’ambiente circostante. A volte sono idee prese da immagini che mi colpiscono particolarmente guardando film e telefilm.

D. Prova a scegliere: foto a tutti i costi o gentilezza.

R. Dipende anche qui. Se è una foto che voglio fare io, non ferendo nessuno nel farla, non urtando la sensibilità del soggetto ritratto, allora scatto. Se qualcuno venisse ferito da codesta immagine non sarebbe un mio problema. Faccio esempio: non credo che riuscirei mai a scattare foto di persone morte o ferite. Mi farebbe stare male e non mi sentirei una fotografa, ma solo qualcuno che invade la privacy altrui (non parlo di giornalisti o fotoreporter). Se, invece io devo fare una foto un po’particolare e terzi mi dicono di non farle perché loro verrebbero feriti da qualcosa che non li riguarda nemmeno consiglierei loro di guardare altrove ma io scatterei ugualmente a patto come ho spiegato prima che il soggetto sia d’accordo.

D. Naturalezza o posa.


R. Entrambe. Son sincera, amo le pose. Amo vedere la facilità, a volte ,di un mio scatto quando i modelli sanno già come posizionarsi. Per una questione di cuore però, soprattutto se conosco il soggetto, la naturalezza mi dà delle emozioni che la posa non sfiorerà mai. 


D. Ricercatezza o semplicità.


R. Dipende anche qui. Se avessi mezzi a mia disposizione mi organizzerei in modo da ricercare più particolari.

D. Postproduzione visibile o invisibile.

R. Spero invisibile. Non sopporto la troppa post produzione: contrasto a caso, tagli degli arti, rimpicciolimento a difetti del corpo. Preferisco che l’immagine sia veritiera, come uno specchio, ma meno antipatico.

D. Idea strutturata o spontaneità.

R. Come per il discorso della posa o naturalezza, voto per entrambi. L’idea strutturata magari per un progetto o se si ha poco tempo; spontaneità se è per una foto che deve farmi battere il cuore.

D. Progetto fotografico o scatto estemporaneo.

R. Io sto cercando di attuare un progetto per inizio 2015, quindi per il momento voto questo.

D. Pizza o dolce.

R. PIZZA.SEMPRE PIZZA!!!!!!!PIZZA PER SEMPRE. Insieme al pane, che mi manca tanto, e la focaccia!!!!!

D. La foto migliore che hai fatto fino ad ora: come nasce, perché, che cosa ti ha dato farla.

R. Credo di non aver ancora realizzato QUELLA foto. Se devo scegliere la mia preferita fino adesso è sicuramente il progetto  sul tema tanto dibattuto del suicidio.

D. La foto o il progetto che hai in testa da un tot.


R. Son tipo due anni che progetto di fare delle foto alle donne, descrivendo le cose che veramente vogliono. Ho già anche il titolo: “What women want”, ho provato a farne iniziando dalle mie due sorelle  ma non rendono quello che vorrei e devo ancora capire il perché.
La foto nella mia testa, che ancora non si è sviluppata concretamente, invece è più semplice perché unica  ma più complicata al tempo stesso. Sto cercando di scattare una foto ad un soggetto mentre piange. Una sola lacrima. È più difficile del previsto,  anche su questa ci lavoro da mesi.

D. La cosa che (fotograficamente) ti dà maggiore esaltazione e quella che ti getta nello sconforto più nero.

R. Urlo come una pazza quando una foto viene come l’avevo pensata e quando vedo che non devo usare tanto iso che io odio, mi disturba il rumore. Mi getta nello sconforto pensare di non poter fotografare qualcuno perché abita magari troppo lontano da me e non c’è modo di organizzarsi. Forse dovrei scrivere qualcosa di più tecnico, però non saprei da dove iniziare.

D. Chi sono i tuoi punti di riferimento? Quali foto o fotografi ti ispirano di più?

R. Io sono davvero una frana a ricordarmi i nomi dei fotografi che seguo con costanza. Ho un libro su John Hedgecoe, seguo Peter Hurley ma il mio primo amore è stato Michael Muller, per non parlare di Aldo Giarelli! (ruffiana, NdGiarelli :-))

D. Hai budget illimitato e solo due giorni per mettere su un’idea fotografica: cosa fai?


R. Affitto un castello con un’ enorme piscina, chiamo a raccolta un bel po’ di miei amici (e non) e mi sbizzarrisco con foto: fashion, all’interno: tutti vestiti benissimo, con abiti anche non convenzionali, ma tanto colore. Foto di una grande festa, stile americano, quella proprio da telefilm, ma con tanta luce. Esterno-piscina: ragazze vestite da sposa anche nell’acqua. Uomini in giacca e cravatta che si sbizzarriscono come se fossero veri modelli su riviste di copertina. E poi un regalino anche a me perché in fondo ho budget illimitato!

D. Dovrei chiederti che attrezzatura usi, ma non me ne frega niente. Quindi ti chiedo: come ti vedi da grande? 

R. Da grande? Vorrei avere un negozio fotografico tutto mio: vendere sia attrezzature che stampe  e avere una sala pose a disposizione solo per me. Poi, sposata con un uomo bello, che mi ami e due pargoli!






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