lunedì 7 aprile 2014

Ventidomande a Sabrina

Sabrina la appenderei volentieri al muro.

Sia nel senso che è una ragazza complessa, ostinata, che ti ascolta con attenzione e poi no, deve fare di testa sua, che se alle 10 di sera ha un dubbio tecnico ti chiama e tu devi essere lì a cercare di capire cosa vogliano dire parole che in prima battuta sembrano buttate a casaccio mentre magari tu stai ruminando pacifico la tua cena, sia nel senso che ogni tanto ti butta lì una foto che ci rimani male, tant'è bella. E quindi la appenderei al muro - stavolta la foto - stampata benino, su carta buonina e incorniciata a modino (tutti i diminutivi mi convincono che poi anche il prezzo sia -ino).

E lo dico svincolato dal fatto che Sabrina è generosa e riconoscente e mi porta sempre cose buonissime da mangiare quando torna a casa sua in Sicilia.

Sabrina è forse quel tipo di fotografo che avrei voluto essere quando ho iniziato a fotografare. Ha un bel modo di raccontarsi nell'autoritratto e un'incoscienza nel perseguire i suoi progetti che è davvero coraggiosa.

Ma grazie al cielo non ha solo pregi fotografici: per esempio quando le si danno 20 domande, ne risponde a 12, obbligandomi a formattare in maniera diversa la pagina. Per questo le auguro briciole nel letto.


D. Chi sei senza macchina fotografica? Descriviti un po’ raccontando chi sei nel modo che ti pare (versi e segni potrebbero non essere comprensibili ma hai la libertà di farlo)

Sabrina - Self portrait
R. Chi sono? Mmm racconto da quando sono nata?
Vabbè, accorciamo i tempi e inizio subito col dire che sono terrona. Sì, ci tengo alle mie origini nord africane, sono siciliana. Poi, all'età di 20 anni presa dal desiderio di evasione, tutto mi stava stretto, decisi di emigrare al nord con la valigia di cartone e lo spago tutto intorno. (sorrido)
L'unico modo per andare via senza compromettere il rapporto parentale erano gli studi e così decisi di iscrivermi a psicologia. Si sa, i primi ad avere qualche problema sono proprio gli psicologi e difatti ne sono piena. (sorrido)
Fondamentalmente, sono una persona all'apparenza estroversa, aggressiva e diretta...tutta finzione! In fondo sono timida, dolce e...ho issato le pareti per difendermi dai brutti e cattivi, ecco.
Nella vita lavoro con i bimbi, la mia passione! Insegno in una scuola elementare di un quartiere povero di Torino. Oltre a ciò, essendo una psicoterapeuta, mi occupo anche di disagi vari, sempre con e per i bimbi. Adoro il mio lavoro!  

D. Come, quando e perchè ti sei avvicinata alla fotografia?

R. Nel tempo libero, faccio cose e vedo gente (sorrido) …e mi dedico alla fotografia che sta prendendo sempre più spazio nella mia vita...certo, ne donerei anche di più... hgrfdcjkwrzxkrtfadzxkhy Riprendiamo il discorso fotografia, sin da quando ero in tenera età adoravo le foto, difatti in tutte le mie foto da bambina sono molto incazzata e poco propensa a farmi fotografare, ma mio papà era un uomo molto sensibile e così mi fotografava lo stesso, anche con il broncetto. (sorrido)
Sì, odiavo farmi fotografare ma adoravo essere dietro la macchina. Ogni occasione: cresima, compleanno, diploma, laurea e stata buona per regalarmi una macchina fotografica e così ne ho sempre avuta una. Le persone che mi stavano intorno mi hanno sempre fatto i complimenti per le foto, ma essendo una persona così...sì, così (sorrido) non ho mai approfondito questo mio lato, fino a quando non mi ricordo come e perché (rido), ma ricordo che è successo due anni fa, decisi di comprare una macchina fotografica un po' più bella delle classiche compattine. 
Ho seguito tutte i volantini con le offerte prima di comprarla! Inizialmente, ho provato ad utilizzarla da sola, ma mi rendevo conto che avevo bisogno di qualcuno che mi spiegasse un po' di cose. Inizio, la mia avventura con l'università popolare, eravamo in 500 a seguire le lezioni...provate ad immaginare! Non mi bastava, avevo ancora tanta fame e puffffff un'amica mi invita a seguire il corso di Giarelli.
Giarelli, chi??
Il corso si è trasformato in un'avventura e subito dopo in una dipendenza senza via di scampo. Tanto che sono ritornata in analisi per capire cosa mi stava succedendo!! (rido, non è vero che sono ritornata in analisi)
Le mie prime foto sono state le classiche foto con gli amici e quelle delle vacanze. Ma, mi rendevo conto e mi rimandavano che pur essendo classiche avevano un taglio diverso...il mio sguardo andava oltre il manifesto. Oggi, ho voluto potenziare questo aspetto, vorrei e voglio dare voce a ciò che è più nascosto: fatti, persone ed emozioni. Questo, potrebbe essere legato alla mia personalità, al mio modo di essere.  

D. E adesso a che punto sei?

R. Credo di essere solo al punto di partenza, nella mia testa ho qualche progetto surreale che ancora non sono in grado di strutturare per mancanza di tecnica nella post produzione. Purtroppo o per fortuna adoro le foto di un tempo, quelle di Francesca Woodman per dirne una e non c'è tanta post produzione, ma c'è  un'infinita profondità d'animo, c'è il nudo della coscienza, la voglia di esprimersi attraverso se stessi. Oggi, mi rendo conto che le foto non post prodotte con effetti specialissimi piacciono a pochi. Ma, questo non mi tocca, perché fondamentalmente la prima a cui devono piacere le mie foto sono io.
Mi sento un po' borderline perché mi trovo al limite tra la più profonda fotografia che mette in scene l'anima, i sentimenti, l'indicibile interiorità e la fotografia che rappresenta la finzione, lo scatto costruito grazie al potere di photoshop. Però, credo che i due estremi non siano poi così distanti tra di loro.
Pensateci e vi renderete conto che invece sono molto collegati (Non voglio dirlo io perché altrimenti scendo nelle viscere della teoria dell'inconscio...eh ZZZZZzzzzzzzzzzzzz).

D. Che genere ti piace di più fotografare? Come mai?

R. Come mi posso definire? Ad oggi posso definirmi ritrattista e concettuale. Grazie al ritratto posso cogliere le espressioni dei volti, gli sguardi, i sorrisi, la tristezza, la gioia...e così, conoscere meglio la persona che ho davanti e anche me stessa...il rivedersi attraverso l'altro diverso da me. Forse i miei studi influiscono su questo percorso fotografico. Mi ritrovo, anche spesso, a farmi autoritratti e in ognuno di questi rivedo parti di me conosciute, altre volte parti sconosciute o meglio che non volevo vedere.
Credo che la fotografia possa essere un ottimo strumento di studio e aiuto dell'essere umano e molti studi analitici lo confermano.
La fotografia concettuale, come dice il termine, mi aiuta ad esprimere concetti, situazioni, emozioni che a parole non riuscirei ad esprimere.
Sicuro odio la fotografia paesaggistica! Il tramonto, il mare, l'alba, la montagna e tutto ciò che è il creato adoro viverlo e fissarlo dentro di me. Ovvio, anch'io ho scattato foto alla luna piena, (sorrido) ma se vicino ci fosse stato Luca Parmitano a farmi ciaociao con la manina sarebbe stato meglio! Ciò, per dire che nelle mie fotografie l'essere umano è necessario.
Ultimamente, mi sto avvicinando anche alla fotografia un po' più spiritosa, nel senso che mi diverte fare qualche scatto che possa far sorridere. Ebbè, ridiamo anche, mica possiamo sempre stare a riflettere e pensare sul nostro essere e non essere, sulla nostra anima in pena che non trova l'ammmmore della sua vita. (rido)

D. Come nasce una tua idea?

R. Le mie idee nascono senza pensarci tanto. Sì, il mio primo e unico progetto è nato senza averci pensato, ma si è fatto strada vivendolo. Credo che vivendo la vita, le persone, le cose...vivendo senza tanto correre, ma assaporando ciò che ci passa sotto il naso possiamo trovare tanti spunti e idee per le nostre foto. Però, confesso che ho delle idee in testa di fotografia concettuale che hanno bisogno di essere studiate prima e non possono assurgere alla vita così, dal nulla.

Adesso il Giarelli mi infligge una serie di scelte:

-        foto a tutti i costi o gentilezza? Gentilezza, sempre!
-        Naturalezza o posa? Eeehhhhhh dipende, ma se devo scegliere vado per la naturalezza. In alcuni casi però la posa è obbligatoria.
-        Ricercatezza o semplicità? Sono una persona semplice, quindi semplicità! Adoro la semplicità delle cose e delle persone.
-        Post produzione visibile o invisibile? Anche qui dipende, ci sono casi in cui non deve vedersi! Rido se penso ad un'amica, abbiamo riso insieme a lei, che piallò le rughe di una signora...festeggiava i 70 anni, ma sembrava fosse ritornata indietro di 40. (rido) Invece, se si parla di fotografia surreale ovvio che la post produzione diventa evidente, non ci sono persone sospese in aria o altre diavolerie surreali.
-        Idea strutturata o spontaneità? Eeeeehhhhhhhh perché o/o anche in questo caso dipende! Per me va bene sia quella strutturata che la spontaneità.
-        Progetto fotografico o scatto estemporaneo? Il progetto ti consente di costruire l'idea e di metterla in scena insieme al proprio stile. Adoro i progetti! Invece, lo scatto estemporaneo è quello che ti capita sotto gli occhi e adoro anche gli scatti estemporanei! Non riesco a scegliere. (sorrido) Però, ultimamente sono molto più proiettata verso il progetto e anche quando lo scatto è singolo non è estemporaneo, ma ha un'idea dietro che però a volte non è tanto pensata, ma affiora da sola.
-        Pizza o dolce? Pizza sempre, anche spalmata per terra!
-        Tu e le cose impalpabili. Cosa vorresti sapere? È una domanda sporcacciona?!   

D. La foto migliore che hai fatto fino ad ora: come nasce, perché, che cosa ti ha dato farla.

R. Io non riesco a dire quale sia la mia foto migliore, ma c'è una foto che il Giarelli continua a dire che è bella, che la vorrebbe a casa sua, quindi mi fido di lui e dico che è quella sulla poltrona a testa in giù! Nasce da un contest durante il corso di fotografia, il titolo era il rosso e avendo il divano e poltrona rossi quale migliore occasione per utilizzarne il colore?

D. La foto o il progetto che hai in testa da un tot.

R. Mmmmm Adoro l'acqua in tutte le sue forme: bicchiere, piscina, mare, fiume, bacinella, doccia, vasca...da un tot vorrei fare foto in acqua sia in superficie che sotto nelle profondità. Ciò, anche con me come soggetto. E su questo punto, me come soggetto, voglio approfondire e continuare con scatti su me stessa. Poi, vorrei poter fare qualche viaggio in paesi come l'Africa, l'India, il Giappone e documentare ciò che accade. E ancora, avrei voluto fotografare donne e uomini obesi in situazioni di leggerezza, ma è difficile trovare chi si presta, chissà un giorno. Ora, pensavo di fare un progetto sulla fragilità dell'animo, ma ancora non ho prodotto nessuna foto, sono ferma. Inoltre, mi è stato proposto di fare un progetto tra donne e sono in attesa del primo incontro per capire meglio.

D. La cosa che (fotograficamente) ti dà maggiore esaltazione e quella che ti getta nello sconforto più nero.

R. Della fotografia mi esalta il poter fermare l'attimo, lo so è banale. Ci riprovo, mi esalta il poter creare, mettere su carta, quando stampo, altrimenti su pc (sorrido) tante sensazioni, emozioni, persone, cose...mi esalta la luce che mi permette di scrivere e disegnare ciò che vedo e anche e soprattutto ciò che non si vede a prima vista. Mi butta nello sconforto più buio il non sapere ancora maneggiare come vorrei certe situazioni e tecniche fotografiche. Vorrei poter fare tutto, ma non si può...ci vuole pazienza e sacrificio, come dice il Giarelli.
Ma chi è questo Giarelli? 

D. Chi sono i tuoi punti di riferimento? Quali foto o fotografi ti ispirano di più?

R. I miei punti di riferimento sono in primis i miei sentimenti e le mie emozioni. Poi, mi confronto sempre con il tizio suddetto.
Adoro come ho già detto Francesca Woodman, Mario Giacomelli, Diane Arbus, Kyle Thompson, Brooke Shaden e tanti altri. 

D. Hai budget illimitato e solo due giorni per mettere su un’idea fotografica: cosa fai?

R. Min...zica! Cosa faccio?!! Due giorni sono pochi per un budget illimitato!! (sospiro e mi tengo le meningi) La fretta mi mette ansia e così non riesco a concludere. Niente, rinuncio ai soldi e rimango a pensare ai miei miseri progetti. No no, prendo i soldi e vado di corsa a prendere l'aereo per andare ad immergermi nel mare delle Maldive dove c'è una mia amica che ha una barca e fa le escursioni sub tra pesci e fondali bellissimi. Così, faccio uno dei progetti che avevo in mente. Nei due giorni spero sia escluso il viaggio di andata e ritorno, eh!

D. Dovrei chiederti che attrezzatura usi, ma non me ne frega niente. Quindi ti chiedo: come ti vedi da grande? 

R. Sì, però troppo facile dire che l'attrezzatura non serve quando si ha una macchina fotografica da paura!! Con obiettivi dalle lenti di cristallo di Boemia.
La scorsa estate sono stata due ore ad aspettare lo zampillo dello Stromboli e quando finalmente la lava inizia a sbuffare, la mia misera macchina fotografica non scatta!! Tutti scattavano e io no... Non è stata una tragedia, perché il ricordo lo porto dentro. Però, credo che anche l'attrezzatura ha la sua utilità! Io, per esempio, ho il cruccio della scarsa luce. Sento l'esigenza di avere una macchina fotografica che mi permetta di fotografare in situazioni di semi buio. Vi chiederete perché?  Fotografi i mariti che di notte tradiscono le mogli o viceversa? No. Ma, sapere di poter fare affidamento su una macchina fotografica che non si ingrifa ( voce del verbo ingrifare) davanti a poca luce a me mette serenità! La luce è l'essenza e poter fotografare l'essenza dell'essenza lo trovo magico. Ma ha un senso ciò che ho detto? Spero di sì.
Cosa farò da grande? S'intende quando sarò in pensione? Eh, mi vedo in giro per il mondo a far fotografie!!
Buona strada e buona luce.
Ehmmm, se abbiamo finito, posso fare dei saluti? Sì? Bene, allora saluto mamma, nipoti, amici e tutti quelli che mi conoscono. 

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