martedì 25 febbraio 2014

Carnevali, tradimenti, fucili e occhiolini: le foto che non faccio.

Per chi si fosse messo in ascolto solo ora, io nella vita faccio il fotografo (zia! parlo con te).
Fare il fotografo per professione significa farlo e farsi pagare. Pare antipatico da dire così, ma giuro che non interferisce minimamente con la passione, con l'impegno, con la volontà di crescere. 


Anzi, se un cliente mi paga non solo mi obbliga a eseguire il lavoro al meglio ma mi riconosce dei soldi che posso investire per formarmi e fare un passo avanti. 

A dicembre di ogni anno faccio il business plan, che è uno strumento utilissimo per i professionisti che aiuta a capire se la propria attività sta andando bene e sta andando dove vogliamo che vada. Io sono un ritrattista, mi piace fotografare le persone. Se alla fine dell'anno trovo che buona parte delle mie entrate sono foto di asciugamani, forse sbaglio comunicazione. 
Se immagino il mio percorso come l'autostrada Torino-Milano, gli asciugamani sono l'autogrill di Cigliano, in cui ci sono quattro brioches in croce ma per una pausa pipì va benissimo. I lavori cui tengo sono l'autogrill di Novara in cui potrei viverci per un paio di settimane.

Però ci sono autogrill in cui non mi fermo. Perché secondo me non ha senso passare da Alessandria se la mia meta è sempre Milano.
Nella mia carriera ho rifiutato quattro lavori, proprio di quelli che insieme mi avrebbero dato alcuni paperdollari ma anche qualche dubbio.

1) natura (molto) morta: un servizio di still life per una rivista di caccia, una cosa tipo " testosterone, fucili e oche sparate". Non sono un animalista da prima linea, però penso che la caccia sia uno sport inutile. No, mi correggo. Non sia proprio uno sport. E non volevo che il mio nome finisse associato a foto che non mi avrebbero fatto proseguire verso il mio obiettivo.
E poi gli oggetti metallici sono una rogna da fotografare.

2) il paparazzo: tempo fa un'agenzia investigativa mi chiese dei preventivi per degli appostamenti fotografici. Avrei dovuto testimoniare tradimenti coniugali e impiegati che si davano in malattia per poi andare a giocare alle slot machines.
Son due argomenti che mi fanno tanta tristezza e non voglio diventare complice della tristezza. Anche perchè fare il pagliaccio mi riesce benone.

3) il fotografo delle (porno)star: no dai, non erano star dell'eros. Erano ragazze che si offrivano a uomini facoltosi per accompagnarli durante importanti eventi e permettere loro una presenza raffinata e di gran classe. (*occhiolino*occhiolino*occhiolino)
Ci siamo capiti no? Belle ragazze giovani, che venivano apposta dall'Est Europa col preciso scopo (*occhiolino*occhiolino*occhiolino) di valorizzare l'immagine di manager puLtroppo single.
Lo confesso: è stato il lavoro più difficile da rifiutare per il preventivo che mi era stato proposto. C'erano un tot di zeri, quelli che prima del numero non valgono niente ma che dopo sì: strana cosa la matematica.
O voglio davvero bene alla fotografia o avevo davvero paura di fare la figura di Alvaro Vitali con Edwige Fenech.

4) il fotografo che "ehiviportoafotografareilcarnevale!!!": tutti gli anni, con una puntualità (ed una mancanza di Selenio) impressionante, mi telefona lo stesso organizzatore di eventi fotografici proponendomi di fare insieme ai miei allievi un workshop fotografico al carnevale di Ivrea. Quest'anno ha anche fatto il botto unendoci quello di Venezia.

Premessa n.1: per me un workshop, anche piccolino, è un posto dove si impara. Se esci da un mio workshop e fai foto uguali a quelle che facevi prima, allora non son servito a niente. Se ti porto a fotografare delle cose, la chiamo gita e non workshop.

Premessa n.2: non ho mai visto un reportage di carnevale che mi abbia colpito. Uno che mi faccia dire "adesso prendo e vado tra i carri che non vedo l'ora di fare foto così". Succede in generi che non sono esattamente affini al mio stile, ma il carnevale no. Se ne avete visto uno, inoltratemelo, vi prego.
Quello di Venezia son tutte damine e maschere nasute: l'evento è bello eh, ma son proprio le foto che non mi emozionano. Sarà che per ora di nasuto mi basto io.
Su quello di Ivrea ho da sempre avuto la mia idea, che è contraria. Non mi piace un evento dove si spreca cibo. E non è cibo marcio, è solo cibo in più.

- sì ma sono arance di sovrapproduzione e verrebbero comunque smaltite
- sì ma storicamente hanno un senso
- sì ma altrove si lanciano limoni, tomini (giuro) e altri generi alimentari

Non mi si convince: io trovo persin sgradevoli le trasmissioni dove si lanciano le torte in faccia. Trovo osceno che si tolleri che la sovrapproduzione debba venir smaltita. Perchè se ti tiri delle spugnette colorate imbevute e regali le tonnellate di arance alle Onlus che si occupano della ridistribuzione ai bisognosi, risolvi la tua rievocazione e fai anche qualcosa di sensato. Non vuoi darle alle persone perchè se no il mercato si satura? Sei una brutta persona ma la buona notizia è che non siamo gli unici esseri viventi sul globo e ci sono canili, gattili e rifugi per animali che non si schiferebbero a riceverne.

Quest'anno, a coronare il rifiuto del carnevale la proposta venne ingolosita con la frase "e pensa che avreste pure accesso alle scuderie!".
Ecco. Non sono animalista (e due), non sono vegetariano e faccio nefandezze verso la natura. Ma credo che se posso fare una cosa in meno, sia meglio che farne una in più. E non credo che ai cavalli (che per regolamento non possono venir colpiti nella battaglia, e ci mancherebbe) faccia piacere stare in mezzo a gente urlante. E ho una fonte decisamente attendibile sul comportamento dei cavalli.

In tutto ciò, ci fosse da scattare la foto della vita prenderei in considerazione l'idea del Carnevale (ma senza sprechi alimentari).

E per avvalorare indiscutibilmente la mia tesi, pubblico una foto che testimonia che a Carnevale proprio non si riescono a fare belle foto.

Un caloroso saluto da me e dalla mia dignità.




3 commenti:

Paolo Cecchetto ha detto...

Grazie Aldo. Per un momento ho avuto paurissima

Chiara Palanza ha detto...

Condivido pienamente..io poi odio il carnevale, soprattutto vissuto dagli adulti... figuriamoci fotografarlo!

Pau ha detto...

Sei un grande uomo. E gli spettacoli di danza in teatro? cosa ne pensi di quelli…..